William Pokhlyobkin (1923-2000) fu un saggista tanto poliedrico quanto controverso; esperto delle tradizioni gastronomiche della Russia, nel 1991 pubblicò una “Storia della Vodka” contenente un’informazione abbastanza straordinaria: secondo i suoi studi sarebbero stati un gruppo di mercanti genovesi provenienti dalla Crimea a portare allo zar alcune bottiglie di “aqua vitae” – probabilmente pensate per un uso più “medicinale” che “ricreativo” – destinate a gettare il seme per la distillazione affatto particolare della più tradizionale bevanda russa.
Mentre molte delle affermazioni contenute nel libro sono state contestate, questa sull’origine “genovese” della vodka viene invece ritenuta piuttosto plausibile, ed è ripresa dalla storica Patricia Herlihy nella sua monografia sulla bevanda della prestigiosa serie “edible” di Reaktion Books, che sostiene come l’arte della distillazione sia stata diffusa tra i russi e i polacchi nel corso del XIII secolo contemporaneamente da anseatici nel nord e dai genovesi nel sud. I genovesi, d’altra parte, continueranno ad essere di casa nel Mar Nero fino a tutto l’Ottocento, proprio alla ricerca di quei cereali che sono alla base della produzione della vodka, non acaso descritta nei primissimi documenti con l”immaginifico nome di “vino di pane”.